DE HUMANA PHYSIOGNOMONIA

NIBA trasforma la Galleria Marconi in museo naturalistico.
Dal 26 maggio al 22 giugno 2013.
La mostra è uno degli eventi che si affiancano all’Expo di arte contemporanea di Marche Centro d’Arte.

In linea con l’attuale tendenza nel prendere ispirazione dai musei per ciò che riguarda le esposizioni, vedi Massimiliano Gioni che per la Biennale si è ispirato agli Uffizi, Niba nel suo ultimo lavoro si è ispirata alla stanza anatomica del Museo di Storia Naturale La Specola di Firenze. Così se l’Arsenale di Venezia ha la sua sequenza di wunderkammer, anche la Galleria Marconi di Cupra Marittima ha la sua “stanza delle meraviglie”, la “De humana physiognomonia”, mostra a cura di Dario Ciferri, il cui titolo corrisponde al trattato di Gian Battista della Porta (1586) dove è esposta la teoria secondo cui la particolarità del carattere di un uomo e quella del suo fisico è espressa dal suo volto. Le illustrazioni contenute nel libro hanno aperto la strada all’artista recanatese che ha creato le sue opere umanizzando alcuni animali e producendo così un vasto campionario di mutanti. L’artista, famosa per i suoi personaggi antropomorfi sacrificati in vestiti di latex, o le silhouette di abiti prive di fisicità, in questo lavoro è interessata all’ibrido ma in maniera più approfondita rispetto al passato, spingendosi oltre la dimensione puramente artistica per assumere perfino quella scientifica. Il sacrificio della carne procede in questo lavoro con la dissezione per scrutarne le viscere e approfondire la ricerca morfologica. Il corpo ridotto a cavia, diventa materiale biologico da guardare con attenzione, studiare e sorprendersi ad ogni minimo particolare. Perfetta nella realizzazione iperrealista delle sculture e nella mise en scéne Niba, oltre all’amore per il dettaglio e alla dedizione in diverse discipline, dalla scultura alla pittura, dal cucito al restauro, ha portato a termine, dopo un anno di lavoro e di studi anatomici, un progetto difficile sia sul piano concettuale che esecutivo.
Mentre si guardano le opere, la maggior parte esposte sotto teche di vetro con tanto di nome in latino, è inevitabile non porsi delle riflessioni. Evoluzione genetica per garantirsi la sopravvivenza o intervento biotecnologico per mano dell’uomo? Si amplifica così il mistero di nascita e di morte attraverso un corpo rimodellato grazie a strategie evolutive che cercano di superare la condizione di precarietà ed essere in grado di ridisegnare la propria esistenza. Guardare questi corpi aperti significa confrontarsi con l’insolito, con il diverso, come commenta Dario Ciferri “il miglior modo di comprendere la diversità è quello di andare a scavare dentro noi stessi, uscire dall’ipocrisia che ci circonda, esternarci il più possibile per poterci comprendere. Se non ci apriamo, nel senso metaforico del termine, difficilmente riusciremo a superare questo momento così duro. Va cambiata la psicologia con cui affrontiamo il discorso. Bisogna accettare il diverso, bisogna aprirsi, bisogna cambiare prospettiva su come si guardano le cose.” L’effetto straniante prosegue anche nella dimensione temporale poiché si attraversano varie epoche, dalle favole di Esopo all’illuminismo fino ai nostri giorni e oltre. Difatti l’installazione ci proietta in un tempo altro, dove la triade passato-presente-futuro crea una perturbante tensione in rapporto con la prospettiva temporale di ognuno, per cui la dimensione reale-irreale si pone su un livello correlativo del ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà.

[nggallery id=43]

Leave a Reply

Your email address will not be published.